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La filariosi nel cane

La dirofilariosi è una malattia infettiva causata da alcune specie di vermi della famiglia dei nematodi, che appartengono al genere Dirofilaria.

In Italia sono presenti:

  • la Dirofilaria immitis, molto temibile per i sintomi che provoca,
  • e la meno pericolosa,  repens.

Questa malattia può colpire sia canidi, che felidi, domestici e selvatici, e anche i furetti.

La malattia è trasmessa da particolari zanzare, che fungono da vettore e che trasferiscono le forme larvali, dette microfilarieda un soggetto malato ad uno sano.

Le microfilarie, di per sé non sono pericolose, ma quando crescono e divengono adulte e, quindi, di dimensioni maggiori, specialmente nel caso della specie immitis, possono ostruire diversi vasi sanguigni, come ad esempio le arterie polmonari, la vena cava inferiore fino ad invadere le cavità cardiache, causando la così detta filariosi cardio-polmonare”, che può causare la morte degli animali, che ne sono affetti. La D.repens invece provoca una forma più benigna, che si manifesta a livello cutaneo, definita “filariosi sottocutanea”.

Vediamo insieme cosa sono in grado di provocare questi parassiti nell’organismo nei nostri amici.

Le filarie

Le Filarie sono vermi tondi, che vivono parassitando alcuni tessuti connettivi dell’organismo e l’apparato cardiocircolatorio. Sono parassiti di cani, gatti ed altre specie. La trasmissione avviene a causa della puntura di particolari zanzare, i culicidi, ma può avvenire anche ad opera di altri vettori ematofagi, ovvero parassiti, che vivono nutrendosi di sangue, come ad esempio pulci e zecche. Come accennato tra le diverse specie di Filarie, le più diffuse sono la Dirofilaria immitis, responsabile della Filariosi cardiopolmonare, e la Dirofilaria repens, che invade i tessuti connettivi e ha una maggiore diffusione in Europa. Entrambe parassitano principalmente i carnivori domestici e selvatici, ma visto che possono essere trasmesse da numerosi vettori ematofagi, possono infestare anche l’uomo, nel quale però non riescono a svilupparsi fino allo stadio di adulto.

Come si contrae la filaria

Una volta penetrate nell’organismo, grazie alla puntura di un vettore ematofago, le femmine gravide del parassita rilasciano nel sangue dei propri ospiti le microfilarie, infettando il soggetto. Le microfilarie, a loro volta, possono essere trasmesse grazie al pasto di sangue, ad altri animali. Nell’organismo dei vettori, ovvero di zanzare, pulci e zecche, le microfilarie raggiungono lo stadio infestante e vengono trasmesse proprio grazie al pasto di sangue. A questo punto, il comportamento biologico delle due specie diviene differente:

  1. le larve infestanti delle Dirofilarie immitis, una volta giunte in circolo degli ospiti carnivori, cioè canidi e felidi sia domestici che selvatici, migrano attraverso le arterie polmonari e giungono al cuore, dove raggiungono lo stadio di adulte, e si riproducono.
  2. Le larve infestanti delle Dirofilarie repens, invece, migrano nei tessuti sottocutanei e divengono adulte.

In entrambi i casi, gli adulti possono sopravvivere nell’ospite per diversi anni. La sintomatologia e la gravità della malattia provocata da questi parassiti sono quindi diverse in base alla specie di Filaria coinvolta.

Aree endemiche: dove è diffusa la filaria

Le Filarie si trovano in tutta Europa e la distribuzione delle due specie immitis e repens varia in base alla presenza dei vettori ematofagi, e anche dalla movimentazione di animali, come ad esempio accade durante le vacanze, per mostre canine o adozioni di animali, che passano da regione a regione. Anche la temperatura, la presenza di numerosi soggetti con microfilarie attive nel sangue e la densità dei vettori influiscono sulla diffusione.

In linea di massima:

  1. la specie immitis è più diffusa nel Sud-Est dell’Europa, maggiormente in Grecia, Turchia, Repubblica Ceca e svariati paesi balcanici,
  2. mentre la repens è maggiormente isolata al Nord Europa, anche se oramai le aree endemiche si sovrappongono tra loro.

Come mi accorgo che il mio cane ha la filaria? 

I sintomi variano tra la forma cardiopolmonare, molto più grave, e quella cutanea.

Vi sono dei segni e sintomi, che, se notati da subito, possono salvare la vita al nostro amico. La forma cardiopolmonare di questa malattia infatti è molto grave. Il primo segno da tenere sotto controllo è la tosse cronica, accompagnata da difficoltà respiratoria; anche la debolezza e l’apatia eccessiva, se accompagnate da episodi di sincopi e svenimenti, devono subito farci correre dal veterinario.

Quando la malattia progredisce, potremo avere la comparsa di versamento addominale e, pertanto, l’addome apparirà più gonfio del solito, perché pieno di liquido; si potrà, inoltre, notare anche a livello degli arti un inconsueto gonfiore provocato dall’edema, che si viene a creare a causa del disturbo circolatorio. Non funzionando più il cuore, infatti, ci possono essere accumuli di liquido in diverse sedi del corpo.

Se abbiamo il dubbio che il nostro cane possa aver contratto la Filariosi, dobbiamo sempre rivolgerci al nostro veterinario di fiducia.

Per quanto riguarda invece le forme cutanee, causate dalla specie D. repens, a differenza della forma cardiopolmonare, questa è più benigna e non cagiona sintomatologia a livello cardiopolmonare. I sintomi delle forme cutanee sono infatti vaghi e blandi. In alcuni soggetti, sia cani che gatti, è possibile rinvenire dei noduli sottocutanei, che contengono i parassiti adulti, o addirittura ritrovare, come reperto occasionale durante un intervento chirurgico, le filarie adulte nei tessuti fasciali e connettivali muscolari e sottocutanei dei soggetti parassitati. Quando l’infestazione è molto importante, tuttavia, si hanno prevalentemente sintomi cutanei, quali prurito, formazione di noduli freddi e non dolenti o ulcerazioni cutanee, che tendono a non rimarginare facilmente.

Filariosi nel gatto

 Nei felini, sia domestici che selvatici, la Filariosi non fa apparire particolari cambiamenti e decorre in forma asintomatica, fino a quando non si arriva ad avere vere e proprie crisi respiratorie. Fortunatamente, è meno frequente che nel cane. Tuttavia, se siamo stati in zona endemica, ovvero dove c’è un alto tasso di zanzare, che albergano questo parassita, conviene controllare anche i nostri gatti e proteggerli dalle punture di vettori ematofagi.

Wolbachia: un batterio associato alla filaria

 Una delle principali cause, che causano lo stato infiammatorio nei cani e gatti affetti da filariosi, è un piccolissimo batterio, che vive in simbiosi con le Filarie. Oltre alle terapie per sconfiggere il parassita, è necessaria, quindi, una cura volta ad eliminare questo batterio, che, con meccanismi ancora da chiarire, favorisce lo sviluppo delle larve della Filaria. Fortunatamente, attraverso terapie antimicrobiche specifiche si può migliorare il quadro clinico, rendendo l’infezione meno aggressiva. È probabile quindi, che il nostro veterinario di fiducia, anche se non avvezzo ad utilizzare antibiotici, prescriva un antimicrobico in associazione alla terapia specifica contro la Filaria.

Prevenzione della filariosi

Se abitiamo in zona endemica di diffusione della Filaria, è opportuno recarsi regolarmente dal nostro veterinario di fiducia, che potrà effettuare dei test specifici per la diagnosi e consiglierà una profilassi mirata a prevenire il contagio e la puntura dei vettori ematofagi, responsabili della trasmissione della malattia.

I principali test, che si effettuano con un semplice prelievo di sangue, sono in grado di diagnosticare:

  • sia la presenza delle microfilarie vive nel sangue periferico,
  • sia la presenza degli antigeni della Filaria in circolo, ovvero “pezzetti” di Filaria, in grado di stimolare l’organismo a produrre anticorpi.

Poiché le femmine adulte della Filaria possono annidarsi nell’organismo dei nostri amici anche per 6-8 mesi senza causare particolare sintomatologia, per rilevare la loro presenza, è necessario ricercare questi antigeni rilevabili, anche attraverso test rapidi o di laboratorio.

Quando invece si ha il dubbio che un cane o un gatto abbia la Filaria, ma non si riesce a dimostrarlo attraverso questi test, si ricorre alla biologia molecolare, ovvero alla PCR, che ricerca piccoli frammenti di DNA del parassita, per avere la conferma che effettivamente quel soggetto lo alberghi.

Una volta accertato che il nostro amico ha contratto la Filaria:

  1. nel caso della immitis: vanno fatte indagini radiografiche del torace e un ecocardiografia per valutare il danno effettivo e il grado di infestazione, specialmente nei felini, nei quali rappresenta il gold standard per la diagnosi di questa insidiosa patologia infettiva.
  2. Nel caso della forma cutanea, invece, si cercheranno eventuali noduli a livello cutaneo o viscerale attraverso l’esame clinico (ed eventualmente un’ecografia) e si imposterà subito una terapia idonea per combattere questi parassiti.

 

Cosa fare in caso di filariosi

 In caso di diagnosi di Filariosi, bisogna affidarsi al proprio veterinario curante ed evitare ovviamente il fai da te. Nella stragrande maggioranza dei casi di Filariosi cardiopolmonare, il veterinario curante prescriverà una terapia, che miri ad eliminare gli adulti attraverso trattamenti farmacologici specifici.

Nei casi più gravi, se i parassiti adulti sono numerosi e rischiano di occludere la camera cardiaca destra, potrebbe essere necessario il ricorso alla chirurgia. Nei casi di Filariosi sottocutanea, causata da Dirofilaria repens, invece, non ci sono terapie in grado di eliminare gli adulti, ma il cane o il gatto con presenza di microfilarie, sono dei veri e propri serbatoi di infezione per i loro simili. Occorre pertanto sottoporli mensilmente a dei trattamenti antiparassitari, che eliminino le microfilarie dal loro sangue, in modo da migliorane i sintomi e soprattutto da ridurre la diffusione dei parassiti nell’ambiente.

Questi trattamenti sono in ogni caso ben tollerati e quasi privi di effetti collaterali, quando consigliati dal nostro veterinario di fiducia. Molto spesso vengono anche impiegate terapie antimicrobiche per contrastare gli effetti dei batteri del genere Wolbachia, che spesso infestano a loro volta le filarie.

Come prevenire la fialaria

 La prevenzione è il cardine della buona salute dei nostri amici, sia quando si tratta di patologie infettive, che per la gran parte dei problemi di salute, e nel caso della Filariosi questa prevenzione va messa in atto sia contro le Filarie, che contro gli insetti vettori responsabili della trasmissione della malattia.

Vi sono numerosi prodotti farmaceutici, che possono prevenire l’infestazione da Filariosi, e che, se somministrati nei periodi e con le modalità corrette, possono evitare il contagio e l’insorgenza dei sintomi. Si tratta di farmaci da applicare sulla cute o da somministrare per via orale o sottocutanea ai nostri amici, che prevengono lo sviluppo della patologia.

La prevenzione, con i climi temprati del Sud dell’Europa, andrebbe effettuata da Aprile-Maggio fino a fine Novembre. Oltre ai prodotti che prevengono la Filariosi cardiopolmonare, è bene associare antiparassitari, che impediscano la puntura da parte delle zanzare vettrici.

Il vostro veterinario di fiducia, basandosi sulla situazione epidemiologica dell’area in cui vivete, saprà di certo consigliarvi il protocollo più adatto ai vostri amici.

La prevenzione è molto importante, anche quando viaggiamo. Prima di effettuare un viaggio in una regione distante dalla nostra, è sempre bene chiedere consiglio al vostro veterinario sul da farsi, poiché cani e gatti, che vivono in aree geografiche, dove la Filaria non è così diffusa, potrebbero contrarla viaggiando con i loro umani.

  1. Quando i nostri amici provengono da una zona con alto trasso di Filariosi è, in linea di massima, consigliato testare i soggetti e trattarli, sia per le Filarie adulte, che per le microfilarie circolanti. Se non si conosce l’anamnesi infettiva di quel dato soggetto, è bene effettuare due trattamenti preventivi a distanza di un mese l’uno dall’altro ed effettuare i test diagnostici, sia per gli adulti, che per le microfilarie dopo 6 mesi e dopo un anno.
  2. Quando, invece, i nostri amici provengono da una zona non endemica e si spostano verso una zona endemica, va effettuato un trattamento entro 30 giorni dal loro arrivo nell’area endemica. Se il loro soggiorno dura meno di un mese, sarà sufficiente un solo trattamento, altrimenti vanno ripetuti almeno due trattamenti. Il tuo veterinario saprà certamente stilare il protocollo preventivo più adatto alla situazione epidemiologica.

Affidatevi quindi al vostro veterinario curante, che saprà di certo consigliarvi il percorso di profilassi più adatto ai vostri amici con la coda.