La Bartonellosi è una malattia infettiva batterica, causata da germi appartenenti al genere Bartonella, della famiglia Bartonellaceae, comprendente sedici specie, tra le quali sei possono essere contagiose per l’uomo e in grado di provocare la cosiddetta “malattia da graffio di gatto”.
Tra le più diffuse specie di questo germe vi sono:
- la Bartonella henselae Tipo 1 e Tipo 2
- la Bratonella quintana
- la Bartonella clarridgiae
- la Bartonella koehlerae, anch’essa ritrovata nel sangue di gatti, ma non è ancora chiaro il ruolo patogeno per l’uomo.
La trasmissione nei gatti avviene a causa di insetti ed ectoparassiti, che veicolano il batterio. In particolare, parliamo di pulci e zecche, ma anche di zanzare e flebotomi, rispetto a questi ultimi, un particolare tipo di insetto, simile a un piccolo moscerino.
La Bartonellosi è diffusa in tutto il mondo, in quanto presente in tutte le popolazioni feline, presenti a tutte le latitudini. I gatti rappresentano quindi il serbatoio naturale dei germi, e mentre loro si infettano a seguito di punture da parte di insetti, l’uomo la contrae a causa di morsicature o graffi di gatti infetti.
La Bartonella henselae è tra le più diffuse in tutto il mondo, si trasmette fra i gatti attraverso le feci delle pulci; questo perché B. henselae si trova nei globuli rossi, che vengono ingeriti dalle pulci, al momento del pasto di sangue, e si ritrovano poi ancora vitali nelle loro feci, fino a nove giorni dopo l’ingestione. Le feci delle pulci possono essere presenti sotto le unghie del gatto a causa del grattamento, e la Bartonella henselae viene così trasmessa all’uomo con il graffio dei gatti infetti. È molto importante quindi proteggere il tuo gatto dalle infestazioni di pulci e zecche.
La Bartonella quintana è invece conosciuta come germe, che causa la “febbre delle trincee” o “febbre quintana”; è diffusa in tutta Europa, ma ha visto il maggiore picco di infezioni durante le due grandi guerre mondiali. Questa specie di Bartonella è trasmessa ad opera dei pidocchi umani ed è per questo che si diffuse così tanto nelle trincee durante le guerre mondiali, a causa delle scarse condizioni igieniche.
La Bartonellosi nel gatto: segni clinici e sintomi
Sommario
Nei felini la Bartonella, come accennato, è trasmessa dalla puntura di diversi parassiti esterni ed insetti vettori, che, una volta nutritisi di sangue di gatti infetti, la trasmettono a gatti sani attraverso altri pasti di sangue.
I gatti infetti sono serbatoi attivi di malattia, quando si trovano nella fase di batteriemia, ovvero quando ci sono le Bartonelle in circolo. In questa fase, la maggior parte dei gatti non presenta sintomi. La Bartonella, una volta penetrata nell’organismo del gatto, si diffonde in diversi tessuti e organi, ma mostra una particolare predilezione per i globuli rossi, causando un’anemia transitoria. I sintomi sono molto vaghi e poco caratteristici; nella maggior parte dei gatti non immunodepressi, l’infezione non viene neanche riconosciuta. In alcuni casi invece, si può avere la febbre accompagnata da abbattimento, mancanza di appetito e spossatezza, ma la durata di questa sintomatologia è molto breve e spesso l’umano convivente non si accorge neanche di queste alterazioni transitorie. Nei gatti anziani, o molto giovani, o immunodepressi per altre malattie concomitanti, l’infezione può provocare anche altri sintomi più gravi ed evidenti, come ad esempio:
- aumento di volume dei linfonodi
- sintomi neurologici
- aborti nelle gatte gravide
- sintomi di insufficienza cardiaca o renale
- e lesioni in altri distretti (lesioni oculari, lesioni al cavo orale, sintomi respiratori e cutanei).
Attraverso gli esami del sangue spesso si riscontra un’anemia, ovvero una diminuzione delle piastrine, e si può avere un aumento della bilirubina, che, se presente, può provocare ittero delle mucose apparenti.
Il batterio resta in circolo per molto tempo e alcuni studi hanno dimostrato che nei gatti, che vivono all’esterno, questa permanenza è ancora più lunga. Il motivo di questa persistente infezione nei gatti, che hanno accesso all’esterno non è del tutto nota. L’ipotesi più probabile è che i gatti, che vivono all’esterno, si reinfettano continuamente, a seguito di morsicature ripetute nel tempo da parte degli insetti e parassiti vettori. Se sospetti o ti accorgi che il tuo gatto ha preso le pulci o le zecche e dopo un certo periodo noti che è più stanco o inappetente, rivolgiti subito al tuo veterinario di fiducia avvisandolo della pregressa infestazione.
Diagnosi di Bartonella nel gatto: quali esami fare
Dal solo esame clinico e dalla visita veterinaria di routine, è molto difficile diagnosticare un’infezione da Bartonella poiché i gatti con infezione cronica sono praticamente asintomatici. Possiamo sospettare la malattia, se il nostro gatto ha la febbre (a seguito di una pregressa infestazione da pulci e zecche) e alla visita clinica il veterinario riscontra una anemia, ispezionando le mucose.
Per diagnosticare con certezza un’infezione da Bartonella, vanno quindi sempre effettuati gli esami del sangue, in particolare, un esame emocromocitometrico con lettura dello striscio ematico. Nel sangue potranno infatti essere individuate le Bartonelle, che solitamente si trovano adese ai globuli rossi. Tuttavia, poiché dalla sola osservazione del vetrino non può essere emessa una diagnosi che indichi la specie di Bartonella coinvolta, si deve spesso ricorrere anche ad altri esami.
Il test considerato il “gold standard” per la diagnosi è l’emocoltura, ovvero la coltivazione di campioni di sangue in laboratori specializzati. Questa tecnica è però molto indaginosa e richiede molto tempo per cui nella pratica clinica, oltre all’osservazione diretta dei batteri in preparati su sangue fresco, si può effettuare la ricerca degli anticorpi. Questi ultimi però risultano restare in circolo per diverso tempo dopo l’infezione e si ritrovano indipendentemente dalla presenza del batterio circolante poiché, anche un’infezione passata e ormai superata, è in grado di far produrre anticorpi al gatto che la ha contratta.
Chiedi in ogni caso al tuo veterinario l’iter più idoneo per diagnosticare l’infezione da Bartonella, se sospetti che il tuo gatto possa averla contratta.
Bartonella nel gatto: terapia e prevenzione
Sebbene sia non facilissima la diagnosi di Bartonellosi, fortunatamente la malattia si può curare con antibiotici di comune utilizzo. La terapia va protratta per un certo tempo e il tuo veterinario curante saprà darti indicazioni certe in merito. Secondo alcuni autori, una terapia antibiotica va fatta nei gatti infetti e clinicamente sani, che vivono con persone immunocompromesse o nei rari casi in cui la Bartonella è l’effettiva causa di una malattia nel gatto, quale ad esempio l’endocardite.
Tuttavia, la scomparsa dell’infezione non è garantita dalla cura antibiotica e il trattamento dei portatori sani può non essere in grado di eliminare il rischio per le persone immunodepresse, che vivono a stretto contatto con gatti infetti. Molto importante quindi è il ruolo che riveste la prevenzione di questa malattia infettiva: ad oggi non sono disponibili vaccini contro l’infezione da Bartonella, perciò l’unica misura di prevenzione efficace per evitare l’infezione del gatto resta un serrato controllo delle infestazioni da pulci e zecche. A tal proposito, è bene ricordare che le persone immunosoppresse dovrebbero preferire l’adozione di gatti di età superiore a un anno, privi di pulci e in buono stato di salute e in caso di graffio di gatto, non potendone conoscere lo stato di eventuale infezione da Bartonella, devono lavare e disinfettare immediatamente ogni ferita e rivolgersi quanto prima al proprio medico curante.
Malattia del graffio del gatto nell’uomo
La Malattia da Graffio del Gatto, conosciuta anche come Cat Scratch Disease (CSD) è una malattia infettiva dell’uomo caratterizzata da un aumento di volume dei linfonodi. È causata dai batteri del genere Bartonella ed è diffusa in tutto il mondo. L’infezione avviene a causa di un morso o un graffio di un gatto a sua volta infettato dalla Bartonella. Il preciso meccanismo di trasmissione è riconducibile, infatti, a un contatto tra uomo e gatto infetto, che preveda la penetrazione nel sottocute dell’uomo, a causa di un graffio profondo, dei batteri, i quali sono contenuti nelle feci di pulci, che si trovano sotto gli artigli dei gatti infestati. Anche i morsi dei gatti infetti possono veicolare questi batteri. Un’altra via di trasmissione, seppur rara, è ad opera di altri microorganismi, come ad esempio, alcuni tipi di amebe, che sono a loro volta infettate da Bartonelle.
Malattia del graffio gatto: i sintomi
A seguito di un contatto con un gatto infetto, causato da un morso o un graffio, nella sede della ferita, si sviluppa entro circa 3-10 giorni una papula rossa indolore, che può presentare una crosta e contenere pus. Dopo circa 2 settimane dal contatto, i linfonodi vicini si gonfiano, diventando doloranti se toccati, e possono riempirsi di pus. La persona colpita può avere:
- febbre (anche alta)
- mal di testa
- spossatezza
Non sempre però l’infezione porta allo sviluppo di sintomi clinici, specialmente in individui sani ed immunocompetenti. La malattia può anche essere autolimitante e guarire da sé. Nei soggetti immunocompromessi invece l’infezione da Bartonella può provocare delle complicanze, come ad esempio, la angiomatosi bacillare con possibile esito letale, se non trattata. Le persone affette da malattia del sistema immunitario, come l’AIDS o che sono momentaneamente immunodepresse, a causa di chemioterapia o di altre condizioni, devono pertanto evitare contatti con gatti dei quali non conoscono lo stato infettivo.
Malattia del graffio del gatto: come si effettua la diagnosi?
Oltre all’anamnesi di un graffio o morso da parte di un gatto sospetto, e all’evoluzione clinica, per effettuare la diagnosi, il medico prescriverà esami del sangue, talvolta emocolture, e se presente, aspirazione del fluido linfonodale o biopsia del linfonodo aumentato di volume. Anche la ricerca degli anticorpi, che l’organismo sviluppa contro il batterio, è un mezzo diagnostico per individuare l’infezione da Bartonella.
Nei soggetti fragili e con un sistema immunitario compromesso, il medico può anche prelevare un campione di sangue e inviarlo a un laboratorio, per far effettuare una emocoltura, ovvero far crescere su determinati substrati i batteri al fine di identificarli.
Se presenti linfonodi aumentati di volume e con pus all’interno, il medico può eseguire un’agoaspirazione del liquido del linfonodo infetto, e inviare il campione a un laboratorio, per effettuare uno speciale esame diagnostico, che ricerca il DNA dei batteri, detto PCR. Questo esame aumenta la quantità di DNA dei batteri presenti nel campione biologico, così da poterli rilevare più rapidamente.